Perché gli stereotipi opprimono anche gli uomini

Premetto: non sono una psicologa, ma da appassionata della materia a volte mi interrogo su alcuni risvolti sociali che hanno le basi proprio lì. Recentemente mi sono imbattuta per caso in un libro di Tom Falkenstein, psicoterapeuta cognitivo comportamentale tedesco, dal titolo “The Highly Sensitive Man” (2017). Ebbene, ho preso coscienza che non siamo solo noi donne a sentire fortemente il peso degli stereotipi . Perché? Vediamolo insieme.

Diciamo sempre che la donna è vittima dello stereotipo, di come la società la percepisce. Ma se anche l’uomo fosse vittima della stessa scure?

L’uomo vero è forte e virile. E’ colui che porta il pane a casa. Non è empatico. E’ donnaiolo. Non è bravo a prendersi cura dei bambini. E’ competitivo. E’ aggressivo. E’ leader. E se la sua personalità, il suo modo di essere non risponde a questi dettami? La realtà è che questi stereotipi si sono formati nel corso della storia attraverso l’influenza di fattori culturali, sociali ed economici, attribuendo agli uomini specifici tratti, comportamenti e responsabilità. Anche i mezzi di comunicazione, l'industria dell'intrattenimento e la pubblicità hanno svolto un ruolo importante nella costruzione degli stereotipi maschili. Insomma, esattamente come accade per le donne, anche gli uomini sono schiavi di concetti prefabbricati. Ma sta crescendo sempre più un disagio tra gli uomini: in molti non si rispecchiano in queste aspettative, di cui si sentono vittime. Anche loro quindi hanno dei modelli di riferimento che non sentono più calzanti, aderenti alla loro realtà. Loro come noi sono vittime di stereotipi, tra l’altro obsoleti (ma duri a morire).

Oggi che il substrato culturale è profondamente cambiato, continuiamo a fare riferimento a queste immagini convenzionali e a procurarci danni, limitando il nostro stesso progresso sociale. Tutto questo è semplicemente assurdo.

La psicologia, e la psicanalisi, si trovano ad affrontare questa nuova problematica maschile. Secondo Tom Falkenstein, psicoterapista tedesco, (“The Highly Sensitive Man”, 2017) l'idea della conformità sociale del "vero uomo", l'immagine stereotipata di un uomo forte e insensibile, continua ad influenzarci in tutte le età, gruppi etnici e sfondi socio-economici. Ecco cosa rivela Falkenstein.

Gli uomini, di fronte ai problemi, tendono spesso a evitare di cercare aiuto emotivo o professionale da altre persone. Al contrario, utilizzano più frequentemente alcol o droghe per sopprimere sentimenti spiacevoli e nelle situazioni di crisi tendono ad affrontare le cose da soli, invece di cercare il sostegno o l'aiuto degli altri. Questa mentalità è spesso alimentata dal patriarcato dominante, che impedisce un'apertura nei confronti delle emozioni e delle sfide che gli uomini possono affrontare.

Falkenstein sottolinea anche che nella società, le donne sono state spesso percepite come un gruppo subordinato, e sono state esaminate e comprese da questa prospettiva. Questo approccio ha portato a trascurare le esperienze e le sfide specifiche affrontate dal "gruppo dominante", ovvero gli uomini.

Negli ultimi tempi, è emersa una crescente attenzione sulla "crisi della mascolinità" attraverso articoli, riviste, e programmi televisivi che cercano di affrontare l'identità maschile e le sfide che essa comporta. Tuttavia, molti di questi approcci sembrano essere ironici, sarcastici e critici, cogliendo il problema nel modo sbagliato e senza offrire una reale soluzione.

Falkenstein ci fa capire quanto sia profondamente sbagliato affibbiare etichette alla mascolinità perché essere uomo significa, esattamente come per la donna, essere unici.

Quindi…

Agli uomini non è “perdonato” mostrare caratteristiche del gruppo subordinato, cioè caratteristiche (stereotipi e/o etichettature) prettamente femminili. Un uomo quindi non può essere sensibile, o empatico, o timido… Alle donne non è perdonato mostrare caratteristiche del gruppo cosiddetto dominante (realizzarsi nel lavoro, essere leader, desiderare l’indipendenza…). È giunto il momento di rompere queste catene di pregiudizio e liberarci da queste imposizioni sociali. Dobbiamo rifiutare di giocare a questo teatro dell'assurdo e abbracciare la nostra autenticità senza paura. Solo così possiamo costruire una società più inclusiva, in cui uomini e donne possono essere se stessi e realizzare il loro pieno potenziale, senza vincoli imposti dal genere. La strada è ancora lunga, ma la conquista di una società autentica e libera da stereotipi vale sicuramente la pena di essere perseguita.

Letture utili per saperne di più e (ri)trovare se stessi, liberandoci così delle falsità annidiate in noi:

Su questo blog leggi anche: “Gli stereotipi e il bisogno di approvazione sociale. Come ci intrappolano?”; “Giovani vs stereotipi di genere: chi vincerà?

Chi è Tom Falkenstein

Tom Falkenstein è uno psicoterapeuta e autore con una vasta esperienza nel campo della psicologia clinica. Dopo aver conseguito la laurea in psicologia presso l'Università di Glasgow, ha continuato la sua formazione post-laurea con un quinquennale corso di specializzazione in psicoterapia a Berlino. Da allora, lavora come psicoterapeuta cognitivo comportamentale sia a Berlino che a Londra.

Il suo approccio terapeutico è integrativo ed esteso, combinando tecniche di terapia cognitivo comportamentale (CBT), Schema Therapy e terapie basate sulla consapevolezza. Questa metodologia gli ha permesso di aiutare numerosi individui a superare sfide emotive e comportamentali.

Un altro aspetto importante della sua pratica è la consulenza per persone altamente sensibili, un campo in cui si è specializzato grazie alla formazione con la dottoressa Elaine Aron. Le sue consulenze, offerte sia in inglese che in tedesco a Berlino, sono state di grande aiuto per coloro che vivono con elevata sensibilità e che desiderano comprendere meglio se stessi e imparare a gestire al meglio le loro emozioni.

Tom Falkenstein ha raggiunto un'ampia audience grazie al suo libro "The Highly Sensitive Man", pubblicato nel 2017. Specifico per uomini altamente sensibili, il libro motiva fortemente ad accettare e usare bene la loro sensibilità, a conviverci con serenità. Allevia la pressione di essere sensibili e offre strumenti pratici al lettore.

Alanis Morissette, cantante e compositrice, si esprime così commentando il libro: “È una boccata d'aria fresca nel bel mezzo di una determinazione culturale per ridurre la mascolinità tossica. Questo libro è un balsamo, un movimento e una rivelazione… L'integrazione della conoscenza in questo libro consentirebbe un completo cambiamento epocale culturale intorno a ciò che significa essere un uomo”.

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Gli stereotipi e il bisogno di approvazione sociale. Come ci intrappolano?

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