Che storia seducente quella delle calze a rete…

Con il loro effetto ottico attirano l’occhio sulle gambe, mettendole in evidenza. Audaci e versatili, possiamo indossarle non solo di sera ma anche al mattino, a lavoro, su un outfit comodo oppure sotto un abito importante. Se non abbiamo l’abitudine di usarle, ne abbiamo comunque un paio di scorta in fondo al cassetto per le evenienze hot : ). Sono spesso associate alla sensualità e alla femminilità, ma possono anche essere indossate per creare un look più punk o trasgressivo.

Ma qual è la storia delle calze a rete?

In inglese si chiamano “fishnet stockings" che, fino al 1933, significava solo rete da pesca. Poi, da quell’anno, ecco che l’Oxford English Dictionary prevede un altro significato per quest’espressione. Per questo motivo facciamo risalire l’invenzione delle calze a rete a quel periodo.

Ma c’è chi è certo che esistessero già nel secolo precedente. La storica della moda Valerie Steele ipotizza infatti che la calza a rete fosse usata già nel 1800 con la moda tardo vittoriana.

Ad ogni modo salirono alla ribalta dagli Anni ‘20, quando gli orli si alzarono (da terra fin sotto il ginocchio). Dai palchi dei teatri le ballerine dell’epoca amavano sbalordire: da lontano sembravano indossare semplici calze, ma avvicinandosi l’uomo poteva intravedere la pelle che traspariva dalla rete. Del resto le calze a rete sono per natura una provocazione: una rivelazione della carne mascherata da copertura. La calza di nylon non era ancora stata inventata (arrivò nel 1938 grazie all’invenzione del poliammise 6.6 dell’americano DuPont) e ballare con le calze a rete dava alle show girls un bel vantaggio in libertà di movimento. Ti chiederai “ma prima?”. Beh, si usavano calze di seta che arrivavano dal Giappone. Per questo l’azienda DuPont arrivò a venderne ben 64 milioni di paia solo nel 1941: quelle di nylon erano più comode e più economiche.

C’è anche chi asserisce che, sempre negli Anni ‘20, negli USA indossassero calze a rete anche le flapper, le giovani donne che in quel periodo si affrancavano dagli stereotipi femminili precedenti: le donne conquistarono il diritto al voto, fumavano sigarette in pubblico, bevevano alcolici, guidavano come gli uomini, avevano una vita sessuale più disinibita e ballavano nei locali notturni. Ma il fatto che le flapper indossassero calze a rete non ha una fonte certa. Vero invece che per essere più libere di ballare le danze frenetiche dell’epoca (il charleston ad esempio), le flapper avessero l’abitudine di arrotolare le calze al ginocchio.

Negli Anni ‘40 invece le calze a rete furono adottate da pin-up come Gypsy Rose Lee e la loro popolarità iniziò a crescere.

Gypsy Rose Lee - Getty Images

Poi arrivarono gli Anni ‘50 e le stars di Hollywood che ne decretarono il vero boom: Elizabeth Taylor, Audrey Hepburn, Brigette Bardot, Marilyn Monroe, Sophia Loren sono solo alcuni tra i tanti nomi che le indossarono lanciando una vera passione “mainstream” per questo accessorio.

Marilyn Monroe

Nel 1959 grazie ad Allan Gant della Glen Raven (Stati Uniti), che riprende l’idea della calzamaglia (coprendo anche i glutei), nascono i collant moderni: e sarà tutta un’altra storia.

Negli Anni ‘70 Jean Paul Gaultier e Vivienne Westwood, hanno avuto un ruolo fondamentale nel rilanciare e spolverare la calza (adesso collant) a rete. Hanno entrambi incorporato elementi della cultura punk nella loro moda, e introdussero i collant a rete tra gli elementi più iconici della loro moda come simbolo di ribellione e trasgressione.

Negli Anni ‘80, le calze a rete tornarono in auge grazie alla pop star Madonna che le indossava spesso nei suoi concerti e video musicali. Da allora vivono alti e bassi, ma non mancano mai nel guardaroba femminile.




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