Gli stereotipi e il bisogno di approvazione sociale. Come ci intrappolano?

Nell'affannosa corsa verso l'accettazione sociale, spesso ci ritroviamo intrappolati in una rete di stereotipi e bisogni di approvazione. Questi due avversari invisibili possono minare la nostra autenticità e indurci a perdere di vista la nostra vera identità. In un mondo che richiede sempre più di conformarsi agli standard predefiniti, diventa essenziale indagare su come questi nemici interni possono influenzare la percezione di noi stessi e delle persone che ci circondano. Scopriamo come gli stereotipi si radicano nella nostra mente e come il bisogno di approvazione sociale può diventare una prigione invisibile.

Gli stereotipi rappresentano un aspetto cruciale da analizzare nelle dinamiche sociali e comportamentali delle persone. Queste rappresentazioni mentali semplificate influenzano la nostra percezione del mondo e delle persone che ci circondano. Gli stereotipi sono costruzioni cognitive che il nostro cervello utilizza per semplificare e categorizzare la complessità della realtà. E’ un processo di categorizzazione naturale e utile in molte situazioni, poiché ci permette di elaborare rapidamente le informazioni e prendere decisioni in modo efficiente.

Tuttavia, quando si tratta di persone e gruppi sociali, gli stereotipi diventano problematici proprio perché influenzano il modo in cui interagiamo con gli altri. Ad esempio, se crediamo nello stereotipo che le persone di un certo gruppo siano meno intelligenti o meno capaci, potremmo trattarle con condiscendenza o ignorare le loro opinioni. Al contrario, se abbiamo uno stereotipo positivo verso un gruppo, potremmo essere più inclini a mostrare simpatia e gentilezza verso i suoi membri. L’essere oggetto di concetti fortemente stereotipati ci dà fastidio, come minimo. Ci può anche causare stress acuto.

Ma adesso torniamo alle donne. Gli stereotipi ci vogliono remissive; sensibili, anche in modo eccessivo; empatiche; dipendenti da un uomo (prima il padre, poi il marito, che devono stabilire ciò che è meglio per loro, e che si sentono in dovere di “guidarle” - più o meno); mogli; mamme; brave ad occuparsi della casa e dei figli; non lavoratrici; seduttive; incapaci di leadeship; brave nelle materie umanistiche; scarse in matematica;… Quando una nuova giovane donna nasce, eredita immediatamente questi preconcetti con cui dovrà misurarsi e lottare tutta la vita, giorno dopo giorno.

Tanto per capire la loro potenza, pensa che gli stereotipi possono addirittura alterare il modo in cui vediamo i volti umani. Lo hanno decretato alcuni ricercatori della New York University qualche anni fa, pubblicando i loro esiti sulla rivista Nature Neuroscience. “Gli stereotipi possono alterare nel cervello la rappresentazione visiva di un volto” spiega Jonathan Freeman, ricercatore “distorcendo ciò che vediamo con l’essere più in linea con le nostre aspettative”. Molte persone, dice la ricerca, hanno stereotipi così radicati, che li assumono anche se personalmente non li approvano.

Al concetto di stereotipo fa rima la teoria dell’etichettamento. Wikipedia la spiega molto bene: “La teoria dell'etichettamento (…) focalizza l'attenzione sul processo di costruzione del criminale non occasionale che sarebbe favorito, in maniera involontaria e paradossale, proprio dalla reazione della collettività e delle istituzioni”. In pratica se sei figlio di un criminale, tutti pensano che anche tu lo diventerai, e tu lo diventi anche se non era la tua indole.

Questo meccanismo però si può applicare anche in altri contesti. Prendi ad esempio l’”effetto pigmalione”: se una persona viene etichettata o trattata come se fosse stupida o incompetente, potrebbe internalizzare queste aspettative negative e iniziare a comportarsi in modo meno sicuro e competente. Esistono quindi meccanismi nella nostra psiche che ci portano a soddisfare l’idea che gli altri hanno di noi: il bisogno di appartenenza, di approvazione sociale e di relazioni sociali significative, in poche parole l’istinto ad essere accettati, amati e integrati nella società, influiscono sul modo in cui interagiamo con gli altri e come ci comportiamo.

E poi, non tutti abbiamo la stessa indipendenza emotiva e capacità di basare l’autostima su valori interni anziché esterni. Quindi, cosa accade? Che finiamo per diventare quello che gli altri vogliono, o che pensiamo vogliano. Non per niente molte persone ricorrono agli psicoanalisti perché sentono di aver perso la propria autenticità. Ma se allarghiamo la panoramica, troviamo una società che si auto lesiona continuando a partorire gli stessi stereotipi, decennio dopo decennio, generazione dopo generazione. Il danno che tutto questo comporta è davvero potente.

Letture utili per saperne di più e (ri)trovare se stessi, liberandoci così delle falsità annidiate in noi:

Su questo blog leggi anche: “Perché gli stereotipi opprimono anche gli uomini”; “Giovani vs stereotipi di genere: chi vincerà?

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Giovani vs stereotipi di genere: chi vincerà?

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