L’utero, la legge, l’infertilità

Quando i medici mi misero di fronte alla cruda realtà, o fivet o niente maternità, non riuscii a digerirla subito (quella omologa; di quella eterologa non avrei neanche voluto sentirne parlare). Figuriamoci affittare un utero per far crescere mio figlio nella pancia di un’altra! Per me, solo l’idea, rappresentava un’eresia. Restare aggrappata all’idea di essere madre biologica fino al punto di pagare un’altra donna? Far nascere un essere vivente biologicamente mio ma gestito per nove mesi da un’altra? E questa altra donna chi dovrebbe essere? Una disgraziata, per ridursi nello stato di non trovare altre entrate se non quella di fare da madre surrogata. Se lo è, come tratterà se stessa e mio figlio? Chi vigilerà sui comportamenti che potrebbero danneggiare il feto (fumo, alcol, droga…)? Se non lo è, come si sentirà dopo aver partorito un bambino che le verrà strappato subito dopo? In nove mesi si instaura un legame profondo tra gestante e feto. Come posso fare questo a un’altra donna? Io non lo sopporterei. E se non volesse più ridarmelo?

E poi: pagare per avere un figlio? No, dai. Non stiamo oltrepassando dei confini? Davvero vogliamo che sia lecita la pratica di acquistare vite umane? E’ questo il concetto di LIBERTA’?

Devo essere onesta, se (nell’evenienza) mia sorella mi avesse chiesto di farle da madre surrogata, le avrei detto di sì. Ma mai e poi mai avrei chiesto a lei di fare da madre surrogata a me. Perché? Proprio perché non l’avrei, per nessuna ragione al mondo, sottoposta alla tortura psicologica di partorire un figlio non suo.

No. Tutto questo non fa per me, non è umano, non è etico. Se deve essere mio figlio, deve stare e uscire dalla mia pancia. Tutto il resto appartiene ad un business, che per me è crudele e senza scrupoli.

Non voglio parlare della religione. Anche perché ho visto coppie di tutti i tipi rincorrere la maternità surrogata ed ho capito che, Dio o non Dio, le persone sull’argomento  pensano e fanno come vogliono.

Per cui sì, credo di essere favorevole alla legge che vuole introdurre il reato universale di maternità surrogata. Quella “remunerata”.

Non facciamone poi un caso di discriminazione verso le coppie omosessuali: la maggior parte delle coppie che ricorrono a questa pratica sono eterosessuali.

Sì, l’infertilità è una malattia, vero. E chi ne è affetto ha il diritto di essere curato (e per questo c’è la fivet). E se la malattia non ha cura? Occorre avere la forza di farsene una ragione. Bypassare il problema non è la soluzione. E poi, è bene ricordarlo, esiste anche l’opzione dell’adozione.

C’è chi dice: ma con tutti i problemi che l’Italia ha, c’era bisogno di mettersi a pensare a questo? C’è tempo e risorse umane per tutto; tra Parlamento e Senato abbiamo 600 menti che devono operare per il bene del Paese. Vogliamo ben pensare che siano sufficienti per pensare contemporaneamente all’economia, al sociale, all’ambiente, al legislativo, alla sanità…

Certo che, qualora passasse la legge, si creerebbe non poco disagio a quelle coppie che hanno già avviato la surroga, e che oggi temono di non vedersi riconoscere la maternità/paternità dei loro figli. Vogliamo sperare che vi sia del gran buon senso da parte delle istituzioni e la volontà di sanare le cose in questo delicato momento di passaggio. In caso contrario, faremo sentire la nostra voce solidale.


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