Creati i primi embrioni umani sintetici

Scienza o fantascienza? Etica o progresso?

Gli orizzonti della ricerca scientifica sullo sviluppo embrionale e le malattie genetiche si allargano. Ma dobbiamo stare molto attenti ai quesiti etici e morali

E’ stato realizzato in laboratorio il primo embrione umano sintetico. Facciamo uno sforzo e mettiamo per un attimo da parte le implicazioni etiche e morali, su quelle che potranno essere le applicazioni (e implicazioni) di questa scoperta, e andiamo ad analizzare il risultato che ci porta questa ricerca.

La biologa Magdalena Żernicka-Goetz e il suo team presso l'Università di Cambridge insieme al California Institute of Technology hanno fatto un passo avanti significativo nel creare modelli simili a embrioni umani utilizzando cellule staminali riprogrammate. 

Già nel 2022 un gruppo di ricerca, sempre guidato da Magdalena Żernicka-Goetz, aveva raggiunto un importante traguardo (da punto di vista scientifico) ottenendo il primo embrione sintetico di topo con un cuore che batteva, l’inizio di un cervello e con un tratto intestinale.

Oggi invece, non abbiamo i dettagli di quest’ultima ricerca perché devono ancora essere pubblicati su una rivista scientifica. Tuttavia sembra che le strutture (così sono chiamate) non abbiano un cuore pulsante o l'inizio di un cervello, ma includano cellule che normalmente andrebbero a formare la placenta, il sacco vitellino e l'embrione stesso. Tra l’altro non è ancora chiaro se queste strutture abbiano il potenziale per continuare a maturare oltre le prime fasi di sviluppo.

Durante la presentazione dello studio, Żernicka-Goetz ha descritto la coltivazione di questi embrioni fino a uno stadio appena successivo all'equivalente di 14 giorni di sviluppo di un embrione naturale. Perché sarebbe importante? Perché ad oggi agli scienziati è consentito coltivare embrioni in laboratorio solo fino a un limite legale di 14 giorni. Questa scoperta dunque permetterebbe di ottenere una rappresentazione accurata dello sviluppo embrionale umano utilizzando le cellule staminali, acquisendo così una vasta quantità di informazioni in più sulle fasi iniziali dello sviluppo e sulle eventuali anomalie, senza dover ricorrere all'utilizzo di embrioni precoci a fini di ricerca.

Intervistato dall’Ansa, l’embriologo Gianluca Amadei (membro del gruppo di ricerca diretto da Magdalena Żernicka-Goetz), non dobbiamo equiparare gli embrioni sintetici umani a embrioni umani veri e propri perché non derivano da cellule staminali prelevate da embrioni umani, ma sono invece strutture che presentano tessuti simili a quelli degli embrioni umani (e questo un po’ ci conforta). Si parla di  strutture simili a embrioni, o “embrioidi”.

Dove sta il vantaggio di questa scoperta?

Sembra che questi embrioni sintetici rappresentino "laboratori viventi" utili allo studio dello sviluppo degli embrioni umani e del processo di impianto. Attualmente, la nostra conoscenza su entrambi questi aspetti è limitata a causa di restrizioni etiche imposte dalla ricerca perché legate al fattore dei 14 giorni, che oggi potrebbe essere superato proprio da questa scoperta.

Gli embrioidi potrebbero consentire di comprendere le cause dei fallimenti di molte gravidanze, approfondire la comprensione delle malattie genetiche attraverso l'analisi delle anomalie rilevabili negli embrioni e condurre sperimentazioni sui farmaci per valutare se le donne in gravidanza possano assumerli senza rischi per l'embrione. La disponibilità di questi embrioidi rappresenterebbe una "piattaforma sintetica" per testare la tossicità dei farmaci o verificare il loro meccanismo d'azione a livello molecolare.

Però è importante considerare attentamente le implicazioni di queste scoperte. Sebbene gli embrioni sintetici possano offrire nuove opportunità di ricerca per comprendere meglio la biologia dello sviluppo umano e le condizioni mediche associate, è fondamentale affrontare i quesiti etici che sorgono da queste tecniche. Questi sviluppi sollevano questioni complesse riguardo alla definizione e alla tutela della vita umana, alla manipolazione genetica e alla regolamentazione delle ricerche.

La comunità scientifica, i decisori politici e la società nel suo complesso dovranno lavorare insieme per valutare attentamente le implicazioni etiche e stabilire linee guida adeguate per garantire che questa ricerca venga condotta in modo responsabile e nel rispetto dei valori fondamentali.

Link: The Guardian

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