Biofeedback: insegnare al nostro cervello a farci stare meglio

Te ne sei già accorta? Quando affronti situazioni stressanti o provi dolore, il tuo corpo subisce cambiamenti significativi: la frequenza cardiaca può accelerare, la respirazione diventa più veloce, i muscoli tendono a irrigidirsi. Quando poi le condizioni di stress si prolungano, il corpo continua a rispondere a questa situazione, e potresti risentirne tanto al punto da cercare una soluzione. Oppure sei un atleta, e allora essere consapevole di certi processi fisiologici e porli dei limiti potrebbe migliorare molto le tue prestazioni sportive.

Il biofeedback è una tecnica mente-corpo innovativa che ti offre la possibilità di acquisire un controllo più consapevole su alcune funzioni vitali del tuo corpo. Questa pratica coinvolge l'uso di elettrodi posizionati strategicamente sul tuo corpo per monitorare attentamente le variazioni delle funzioni fisiologiche, consentendoti di ottenere preziose informazioni sul tuo stato fisico.

Chi usa il biofeedback?

Oggi il biofeedback può scelto come parte integrante di terapie rivolte al miglioramento di condizioni mediche o psicologiche. Emicranie, ipertensione, fibromialgia, disturbi dell’umore (ansia, depressione), disturbi gastrointestinali, dolore cronico, acufeni, disturbi dell’attenzione e iperattività (ADHD, ADD) sono alcune delle circostanze in cui può essere adottato il biofeedback.

Cos’è il biofeedback?

Il biofeedback entra in gioco per aiutarti a generare lievi cambiamenti nel tuo corpo, come il rilassamento muscolare, al fine di alleviare il dolore o ridurre la tensione. Questa pratica ti offre la possibilità di imparare a ridurre la frequenza cardiaca e migliorare il controllo della respirazione, contribuendo notevolmente al tuo benessere complessivo. Il biofeedback ti fornisce le competenze necessarie per adottare nuovi approcci nel controllo del tuo organismo, il che può migliorare le condizioni di salute o semplificare le attività quotidiane.

Esistono diversi tipi di biofeedback, ciascuno mirato a risolvere problemi di salute specifici e a raggiungere obiettivi particolari.

Le sessioni di biofeedback possono essere effettuate in varie strutture, tra cui cliniche di fisioterapia, centri medici e ospedali. Se ti stai chiedendo quanto sia efficace, sì, sembrerebbe che lo sia, e parecchio, tanto che alcuni professionisti riportano dati statistici davvero molto confortevoli. Ovviamente il trattamento offre risultanze differenti in relazione al tipo di terapia utilizzato.

Ricorda: il biofeedback potrebbe non essere appropriato per tutti e dovresti sempre discutere con il tuo medico prima di intraprendere qualsiasi trattamento. Assicurati di cercare un esperto di biofeedback autorizzato o certificato con esperienza nella gestione dei tuoi specifici problemi di salute.

Come si svolge una seduta di biofeedback?

Un medico qualificato posizionerà dei sensori sul corpo del paziente per monitorare parametri fisiologici come la frequenza dei parametri interessati. Questi dati sono visualizzati in tempo reale su uno schermo, che entrambi (paziente e medico) possono vedere. Durante la seduta, il terapista guida il paziente nell'addestramento per controllare le risposte corporee. Ad esempio, se il biofeedback sta mirando a ridurre la tensione muscolare, il paziente imparerà a rilassare i muscoli attraverso tecniche di respirazione e rilassamento muscolare mentre osserva i cambiamenti correlati sui dati visualizzati. Questo processo consente al paziente di comprendere come le proprie azioni influenzano le risposte fisiologiche.

L'obiettivo finale del biofeedback è abilitare l'auto-regolazione. Dopo diverse sedute, il paziente dovrebbe essere in grado di applicare queste tecniche senza l'assistenza del terapista per migliorare la propria salute o gestire il disturbo di base, come stress, emicranie, ipertensione o dolore cronico. La frequenza e la durata delle sedute possono variare in base alle esigenze del paziente e alla complessità del problema trattato.

La storia del biofeedback

Stai tranquilla, non guardare questa terapia con sospetto: il biofeedback ha origine sin dagli anni ‘60 e conta su molte ricerche scientifiche. La prima intuizione fu di un medico britannico che nel 1875 capì l’esistenza di un legame tra attività elettrica del cervello e la sua attività mentale, ma l’attenzione crebbe negli anni ‘60 quando iniziarono i primi esperimenti pioneristici. Il fisiologo Neal Miller e il collega John Basmajian scoprirono che potevano addestrare animali a controllare alcune delle loro funzioni corporee involontarie, come la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa. Negli anni '70, il biofeedback iniziò ad attirare l'attenzione del pubblico e degli scienziati. Il libro "The Relaxation Response" di Herbert Benson, pubblicato nel 1975, contribuì a diffondere la consapevolezza sull'uso del biofeedback per la gestione dello stress. Durante gli anni '80, il biofeedback divenne sempre più accettato nella comunità medica come una terapia complementare efficace. I professionisti della salute cominciarono a utilizzare macchine di biofeedback nei loro trattamenti. Gli anni '90 videro l'avanzamento della tecnologia del biofeedback e le apparecchiature diventarono più sofisticate, consentendo una misurazione e un monitoraggio più precisi delle funzioni fisiologiche. Nel nostro secolo, il campo del biofeedback si è ulteriormente espanso. Le applicazioni cliniche del biofeedback si sono ampliate per includere trattamenti per disturbi dell'umore, come l'ansia e la depressione, nonché per la gestione del dolore cronico. Inoltre, il biofeedback è stato utilizzato per migliorare le prestazioni fisiche e mentali in campi come lo sport e gli affari. Oggi, il biofeedback è più accessibile che mai grazie all'uso di dispositivi mobili e applicazioni. La ricerca scientifica continua a esplorare nuove applicazioni del biofeedback e a valutarne l'efficacia in una vasta gamma di contesti.

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Libri. “Spegni sto c***o di cervello” di Faith G. Harper

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