Bugie, bugie, bugie… ma cosa accade nel nostro cervello quando mentiamo?

Uno studio rivela come il cervello si attiva durante le menzogne e cosa ciò rivela sulla nostra moralità e reputazione

Cosa accade quando mentiamo? Mentiamo tutti nello stesso modo? Questo il senso di uno studio del Laboratorio di Neuroscienze Sociali e Cognitive della Fondazione Santa Lucia IRCCS, in collaborazione col dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma.

La ricerca ha portato alla luce interessanti scoperte sull'attività cerebrale coinvolta nelle scelte disoneste durante le interazioni sociali. Utilizzando la tecnologia della Risonanza Magnetica Funzionale, i ricercatori sono stati in grado di individuare specifiche aree del cervello che si attivano durante tali comportamenti. Se hai fretta, non vuoi leggere l’articolo ma sei interessata a scovare le bugie dietro le facce più impassibili, allora scorri in fondo all’articolo (ho qualche consiglio di lettura per te).  ⬇️

Lo studio, pubblicato su Nature, ha coinvolto un gruppo di partecipanti sani di diverse età. Durante un semplice gioco che offriva la possibilità di vincere un premio in denaro, i ricercatori hanno analizzato l'attività cerebrale dei partecipanti utilizzando la risonanza magnetica funzionale, una tecnologia non invasiva che misura l'afflusso di sangue nelle diverse regioni del cervello.

Attraverso l'analisi delle immagini cerebrali, i ricercatori hanno osservato differenze nell'attivazione cerebrale in base alla scelta di mentire o dire la verità durante situazioni in cui la reputazione era a rischio.

E’ emerso che le persone tendono a ridurre il numero di bugie egoistiche quando la loro reputazione è a rischio. In circa il 55% dei casi le persone hanno mentito quando non era a rischio la loro reputazione e quindi non c'erano possibilità di essere scoperti. Nel restante 30% dei casi, invece, le persone hanno mentito quando la loro reputazione era in gioco. Questo è abbastanza confortante… ma certo ci offre uno spaccato comunque desolante.

I ricercatori hanno anche osservato che l'attivazione cerebrale varia tra i partecipanti in base ai tratti individuali di personalità. Gli individui più manipolativi mostrano un coinvolgimento minore dell'area deputata alle emozioni quando dicono bugie. Questa area si attiva di più quando la verità è a vantaggio dell'altro giocatore. Per una personalità manipolativa, la menzogna non provoca senso di colpa, il che indica la necessità di un controllo cognitivo solo quando la decisione contrasta con il proprio scopo di manipolare l'altro per un proprio tornaconto. 

Tuttavia, se una persona ha problemi a mentire a causa di un conflitto morale e reputazionale, il cervello lo mostrerà. Significa che esistono persone che mentono ma non sono proprio a loro agio…

Gli studiosi ritengono che tali conoscenze potrebbero contribuire allo sviluppo di strategie volte a promuovere comportamenti più etici e responsabili in diversi contesti sociali. Sarà davvero possibile? Ce lo auguriamo (magari possiamo sperimentarlo sui nostri politici? Dico così per dire…😬).


Se vuoi diventare un’esperta nello stanare le bugie, ti consiglio i libri di Paul Ekman, (febbraio 1934, Washington), noto psicologo americano che, grazie alle sue ricerche scientifiche, ha aperto la strada al campo del riconoscimento delle emozioni. Nel 2002 è stato classificato al 59º posto tra i 100 psicologi più citati del XX secolo. La vita di Paul Ekman ha ispirato, anche se in maniera romanzata, la serie televisiva, “Lie to Me”.

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