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Bambini e social media

Sappiamo che i bambini sono grandi fans dei social media, lo dice anche un rapporto dell’Università di Cassino, il quale ha rilevato che in Italia l’88% degli under 14 utilizza i social (il 100% se si considerano solo i tredicenni).

La piattaforma più amata ovviamente è Whatsapp, ma anche Tik Tok dove possono trovare un sacco di video divertenti e interessanti. Seguono Instagram, Youtube e Snapchat (che viene usata per modificare foto che poi saranno postate su altri social). Infine Discord (VoIP e messaggistica istantanea per i gamer) e Twitch (live streaming).

Pare che ci trascorrano un paio d’ore al giorno. Ma cosa fanno? Più che altro guardano foto e storie di personaggi famosi. Ma postano anche loro foto, facendo largo uso dei filtri. Dallo studio dell’Università di Cassino emerge che i bambini e i ragazzini usano i social per costruire la loro reputazione: ricorrono infatti temi come approvazione e riconoscimento sociale, che sarebbero il focus dell’attività. L’identità sarebbe quindi costruita attraverso i social. Quant’è inquietante tutto questo? Non che noi adulti facciamo meglio, sia chiaro, e non siamo certo un buon esempio.

Ora, la maggior parte dei social media richiede che gli utenti abbiano almeno 14 anni e molti di questi bambini hanno comunque un profilo su almeno una di queste app. I conti non tornano? La risposta è semplice: i social fanno finta di niente, alcuni bambini mentono sull'età per poter creare un account, altri usano quello dei loro genitori.

Ciò che è ancora più sorprendente è che anche i bambini molto piccoli si stanno avvicinando ai social media. Non hanno un account, ma vengono mostrati loro i video da qualcun altro.

Se siamo noi adulti a “instradare” i bambini sin da piccoli all’uso dei social, allora dobbiamo essere consapevoli degli effetti che l'uso dei social media può avere su di loro: problemi di salute mentale, stress, ansia e dipendenza.

Vogliamo poi parlare della dipendenza da videogiochi?

E il problema, attenzione, non è solo dell’Italia. Gli USA ad esempio stanno cercando di capire tutti i rischi, espliciti ed impliciti, dell’uso dei social da parte dei bambini e dei ragazzini. Che, guarda caso, è cresciuto con la pandemia. In Italia a dimostrarlo è stato uno studio promosso dal Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri insieme al Centro nazionale dipendenze e Doping dell'Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l'Irccs Stella Maris di Pisa e l'Ausl di Bologna, che ha condotto uno studio presentato durante un congresso a Cagliari.

Lo studio ha sancito che le dipendenze da questi media non sono diverse dalle dipendenze da droghe: coinvolgono le stesse aree del cervello e gli stessi neurotrasmettitori, come la dopamina e la serotonina. Dopo la diagnosi del problema, è fondamentale aiutare i ragazzi a riprendere il controllo della loro vita attraverso trattamenti adeguati, concentrandosi sulla terapia familiare e cognitivo-comportamentale. Tuttavia, è essenziale anche investire nella prevenzione.

In alcuni casi, potrebbe essere necessario addirittura ricorrere a farmaci come antidepressivi o stabilizzatori dell'umore, a seconda della presenza di ansia e depressione o impulsività legata all’utilizzo di social o giochi.

Cosa dire poi degli altri rischi, quelli legati ai contenuti oppure al cyber bullismo? Molti adolescenti affermano di essere esposti a contenuti basati sull'odio o a rappresentazioni di autolesionismo (con il rischio di normalizzare tali comportamenti). Inoltre, i giovani sui social media possono essere presi di mira da adulti predatori che cercano di sfruttarli.

Gli algoritmi dei social media sono progettati per mantenere gli utenti impegnati per ore, influenzando il loro sonno e la loro attenzione.

E’ evidente l'importanza che ha la ricerca sull'impatto dei social media: occorre valutare bene quali sono i rischi per la salute dei nostri figli e sviluppare politiche mirate a proteggerli. 

I bambini e gli adolescenti non conoscono un mondo senza tecnologia digitale, ma il mondo digitale non è stato costruito pensando al sano sviluppo mentale dei bambini.

Sandy L. Chung, Presidente dell’American Academy of Pediatrics